Anche i liberi professionisti veneti potranno contare su compensi equi per le prestazioni fornite alla regione e agli enti da essa dipendenti o controllati
Il Consiglio regionale del Veneto ha approvato, in data 3 settembre 2019 all’unanimità, la proposta di legge di iniziativa consiliare che dovrebbe portare a compensi proporzionati all’attività svolta e a mettere uno stop a clausole vessatorie.
Nello specifico, il provvedimento prevede che “la Regione del Veneto, gli enti amministrativi dipendenti, ivi compresi gli enti del servizio sanitario regionale e le società controllate, nel rispetto dei principi di trasparenza, buon andamento ed efficienza, promuovono la tutela delle prestazioni professionali e il rispetto del principio dell’equo compenso in relazione alle prestazioni rese dai professionisti, anche al fine di contrastare l’evasione fiscale“.
Equo compenso in Veneto: le specifiche principali della nuova legge
Viene considerato equo il compenso che risponde a due requisiti concorrenti e non alternativi:
- la proporzionalità alla quantità e alla qualità del lavoro svolto e al contenuto e alle caratteristiche della prestazione
- la conformità ai parametri previsti dalle disposizioni ministeriali in materia.
Quindi, la presentazione di un’istanza alla pubblica amministrazione deve essere sempre accompagnata, oltre che da tutti gli elaborati previsti dalla normativa, dalla lettera di affidamento dell’incarico al professionista sottoscritta dal committente, nella quale vanno indicati gli estremi di iscrizione all’albo o collegio del professionista, gli estremi dell’assicurazione professionale, la descrizione dettagliata delle prestazioni richieste e il relativo compenso.
Perché l’iter amministrativo possa concludersi favorevolmente sarà necessario presentare una dichiarazione sostitutiva dei professionisti incaricati attestante il pagamento dei propri corrispettivi. Senza questa, la procedura sarà sospesa fino all’avvenuta integrazione.